VESNA FAIAZZA
Oggetto di studio e di ricerca principale della pittrice sono infatti il sociale e le relazioni umane: il disvelamento di tutti i meccanismi sottesi a queste relazioni, il portare alla luce ciò che normalmente non viene espresso o non si può esprimere per pudore, ipocrisia, o semplicemente perché taluni meccanismi, essendo insiti e nascosti profondamente nella psiche di ognuno di noi, non hanno facilità ad emergere in superficie.
Protagoniste assolute sono quindi le figure umane, sia maschili che femminili, ritratte in pose e movenze che ne distorcono le sembianze e l’anatomia, rendendole talora simili a manichini metafisici, fulcro di tutto ciò che accade loro intorno, e termine di paragone delle umane debolezze.
Questo smascheramento delle dinamiche comportamentali ed emotive dell’uomo avviene attraverso una scissione e riaggregazione di linea e colore: la linea è, come già descritto, la costruzione primaria che definisce la forma, la quale resta ad ogni modo sempre passibile di “frantumazione” verso una dimensione magmatica astratta e indefinita, e così allo stesso modo il colore. Il colore è comprimario nell’opera di Vesna Faiazza, arriva a chiarire il significato e a convogliare le emozioni, è caratterizzato da tonalità accese, quasi primarie, ricorrenti: rossi, gialli, verdi, azzurri e arancio. Su tutti appaiono campeggiare il giallo e l’arancio, i quali sono poi anche fautori dell’accensione luministica che giunge a squarciare la quasi continuità del racconto, insieme ai “respiri”, gli spazi bianchi che l’incedere ispirato, da scrittura automatica, lascia sulla tela, similmente a una pausa, un riflessivo silenzio in una partitura musicale.
Possiamo definire la pittura dell’autrice “pittura degli opposti”, espressionista essenzialmente, con accenti inoltre metafisici e surrealisti, in questa continua tensione a fare e disfare una trama, cromatica e narrativa, e per il suo stesso gusto di sperimentare continuamente, senza fermarsi all’esercizio di una tecnica particolare, sempre alla ricerca di nuovi linguaggi, pur conservando l’autenticità e la riconoscibilità dello stile. Nelle sue opere, tutte tecniche miste, si mescolano e sovrappongono colori acrilici, olii, pastelli, gessi, carboncino, e l’artista eccelle anche nell’utilizzo degli acquerelli; realizza, oltre ai dipinti, anche collages e monotipi.
Le due opere esposte in mostra descrivono due aspetti dell’amore nelle sue complesse possibili realtà psicologiche: la prima è una trasposizione in chiave contemporanea del mito di Apuleio: l’Amore è intralciato da una figura che rappresenta l’autorità, in questo caso l’autorità genitoriale materna, e vuole trasmetterci il messaggio che il vero amore, quale dovrebbe essere in primis quello madre-figli, implica la necessaria condizione della libertà; la seconda opera, “Il bacio di Giuda”, raffigura l’atto del bacio traditore, in cui si mescolano apparenza e realtà ingannatrice dell’amore, in un gesto che converge nel centro rosso acceso delle labbra.
Vesna Faiazza comincia ad esprimere la sua innata propensione all’arte fin da giovanissima, quando da bambina inizia a tracciare i primi disegni a matita, raffiguranti principalmente ritratti, ma anche paesaggi e descrizioni grafiche della natura nelle sue diverse stagioni, iniziando quelli che saranno poi i soggetti portanti della sua pittura anche successivamente.
Maria Palladino . Curatrice e Critico DÁrte.
“La forma delle emozioni”Vesna Faiazza, in arte VEKI.
di Franco Bulfarini. Critico d´arte.
Vesna Faiazza è nata in Tuzla (oggi Bosnia ed Erzegovina) dove ha frequentato le scuole primaria, secondaria, il liceo classico e la facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Saraievo. Allo scoppio della “Guerra dei Balcani”, è stata costretta a lasciare gli studi universitari, ad abbandonare la terra di origine e raggiunge la Germania, dove tuttora vive e lavora.
Dal suo trasferimento in Germania, concretizza maggiormente la sua formazione artistica: nel 1993-1994 segue il Corso di Disegno e Pittura tenuto dal Prof. G. Vuilleumier, presso la Nuova Scuola d’Arte di Zurigo e tra il 1995/2002 segue numerosi corsi e seminari di formazione artistica. Dal 2003 al 2010 frequenta la Scuola Pittura Roos in Ahrweiler e dal 2008 al 2013, partecipa al Corso di Disegno e Pittura presso l’Akademie für Fernstudium di Hamburg. Dal 2011 al 2013 consegue il Diploma di Maestra D’Asilo, dal 2014 frequenta il Seminario di Pittura e Disegno tenuto dalla Docente Rosemarie Bassi presso la Europäische Kulturzentrum a Remagen.
Note tecniche: Se pure artista figurativa, Veki in diverse opere rasenta l’astrazione, caricandosi anche di elementi informali. Fra i soggetti troviamo nature morte, vedute e paesaggi di genere, ritrattistica e nudi. Le modalità del fare sono varie, la sua arte va dalla pittura ad olio e ad acrilico, alle tecniche miste, al collage, poi non manca anche la tecnica dell’acquarello, l’uso dei pastelli ed infine il monotipo. Per il disegno, a prevalere è l’uso di matite e soprattutto del carboncino, non infrequentemente misto. Interessante il progetto denominato “Atelier-Vesna” che raccoglie le principali opere dell’artista, focalizzandone al meglio il profilo e la produzione fino alle opere recenti.
Valutazioni e commenti sull’operato: visto il percorso artistico di Vesna Faiazza, in arte Veki, non si può non notare l’eterogeneità del progetto e la capacità di espandere il proprio linguaggio tecnico-iconografico in diversi modi e direzioni, con una propensione ad aprirsi alle varie possibilità di indagine che il mondo dell’arte offre.
Secondo la mia opinione, sembra che predomini l’intento di potersi esprimere al di fuori di stilemi preconfezionati, per meglio esternare con la massima libertà espressiva la propria intima visione del mondo e le pulsioni dell’animo, spesso irrazionali. Tale forma mentis si sostanzia a prescindere dalla tematica e dal soggetto d’indagine, in un dato sentito a livello intimo ed esistenziale.
Nei paesaggi, appare la freschezza delle cromie che si appuntano non tanto ad esternare la semplice mimesi della realtà della natura, ma rendono l’intima rivisitazione di tale realtà, ove la tavolozza personale ben calibrata si rivela fortemente espressiva sulla tela. Per quanto riguarda la ritrattistica, la personalizzazione è evidentissima: qui Veki, nel definire i soggetti sul piano formale, privilegia con evidenza l’aspetto psichico interiore.
I volti delle persone ritratte, appaiono con sguardi fra il riflessivo e l’assente, come manichini ispirati a De Chirico, fanno emergere bisogni interiori ed una sofferenza di fondo, come a scandire piani metafisici del pensiero, da cui deriva un senso di inadeguatezza, solitudine ed un’inquietudine esistenziale, che è ponte di raffronto con il nostro vivere sociale, spesso ansiogeno e scarno di valori reali.
Ma Vesna Faiazza, in arte Veki, non è solo questo: non mancano nature morte, opere narrative che prendono spunto da antiche favole, come “La Bella addormentata nel bosco”, nudi ed altre forme espressive ai limiti del concettuale.
I dipinti della nostra artista si avvalgono della luce che percorre le scene fra colori caldi e freddi, giustapposti con eleganza formale. Sostiene la trama pittorica un disegno reso con tratti sensibili e disinvolti, spesso istintivi e tali da rivelare un dialogo interiore sempre presente, a volte di spessore poetico ed emotivo. Il dipinto prima abbozzato, viene poi forgiato amabilmente e con competenza. A volte predomina la corposità del colore che introduce con tale modalità a valori di forza e di carattere non solo cromatico.
La proposta artistica nel suo insieme abbraccia il sentire contemporaneo, ove il dipingere non si limita agli aspetti legati al decoro formale, ma ha funzione di esprimere importanti gradi di libertà emozionale. Questo avviene, a maggior ragione, nelle opere che trovano approdi in parte o totalmente astratti, di maggior istintività, come “Quando le strade si dividono” o “L’albero e i suoi frutti”. In queste opere emerge un vasto mondo onirico che vede la scala e l’albero elementi fondanti, quasi l’artista insegua sogni ad occhi aperti. Intrigano anche i collage, ove si attivano riflessioni sul nostro vivere e sul sociale e ove la pittura da personale si fa impegno di umana partecipazione al consesso sociale, riflettendo su diverse tematiche di attualità e mettendo in gioco i sentimenti.
L’artista guarda oltre il soggetto per carpirne le istanze profonde per vedere e far vedere ciò che a volte non sappiamo o possiamo vedere, per impreparazione o per distrazione. Emerge una visione del mondo personalizzata oltre il dato retinico resa per spaziare nel cosmo delle sensazioni, sempre con stile riconoscibile ed apprezzabile che fa di Veki artista meritevole di attenzione.
Analizziamo ora alcune opere: “Il Castello di Olbrück” (acrilico su tela cm. 70x100) è un’opera di forte impatto cromatico. Qui i colori sono decisamente quelli dell’animo, in un fluire di tinte tali da rendere il dipinto inno alla natura. Si evidenzia una voce romantica dell’artista che fa si che, di fronte a tanta bellezza del creato, si crei un senso di spiazzamento in quanto l’osservatore si sentirà inevitabilmente piccolo e soverchiato dagli elementi naturalistici, ma certamente anche appagato.
Altra opera è “Il cambio delle stagioni” (paesaggio a tecnica mista ed acrilico su tela, cm.120x160). Si tratta di un dipinto piacevole sul piano cromatico, i colori sono resi corposi e correttamente disposti. La sensazione che ne emerge è di gratificazione visivo-sensoriale, ove affiora la forza della natura, e l’orizzonte immenso soddisfa il nostro occhio che vi spazia felice. La luce percorre la scienza riscaldando il nostro animo e trasmettendoci positività.
Nel quadro intitolato “Donna rossa” (tecnica mista acrilico carboncino su tela, cm. 190x120) è il colore che prende la scena e, attraverso l’interposizione carboncino-acrilico, genera suggestioni di inadeguatezza nell’osservatore posto al cospetto dell’immota figura femminile, statuaria, ed in primo piano, dipinta priva di capo, come mero oggetto da assoggettare alla voluttà altrui. In questo porsi è implicita la protesta silenziosa, di un corpo la cui anima appare come rubata dall’ignoranza e dalla violenza, dato emblematico di questa nostra società. La stessa vestizione intima, stringata e basica, rende il corpo monumento e pone l’indice sul diritto al rispetto e a non essere soggiogato ed oppresso.
Concludendo, non mi è difficile attestare il valore della proposta, meritevole di ampio riconoscimento in quanto valoriale pei contenuti, interessante sul piano formale e dell’intelligenza creatività, certamente da legare al contemporaneo sentire.
Dal suo trasferimento in Germania, concretizza maggiormente la sua formazione artistica: nel 1993-1994 segue il Corso di Disegno e Pittura tenuto dal Prof. G. Vuilleumier, presso la Nuova Scuola d’Arte di Zurigo e tra il 1995/2002 segue numerosi corsi e seminari di formazione artistica. Dal 2003 al 2010 frequenta la Scuola Pittura Roos in Ahrweiler e dal 2008 al 2013, partecipa al Corso di Disegno e Pittura presso l’Akademie für Fernstudium di Hamburg. Dal 2011 al 2013 consegue il Diploma di Maestra D’Asilo, dal 2014 frequenta il Seminario di Pittura e Disegno tenuto dalla Docente Rosemarie Bassi presso la Europäische Kulturzentrum a Remagen.
Note tecniche: Se pure artista figurativa, Veki in diverse opere rasenta l’astrazione, caricandosi anche di elementi informali. Fra i soggetti troviamo nature morte, vedute e paesaggi di genere, ritrattistica e nudi. Le modalità del fare sono varie, la sua arte va dalla pittura ad olio e ad acrilico, alle tecniche miste, al collage, poi non manca anche la tecnica dell’acquarello, l’uso dei pastelli ed infine il monotipo. Per il disegno, a prevalere è l’uso di matite e soprattutto del carboncino, non infrequentemente misto. Interessante il progetto denominato “Atelier-Vesna” che raccoglie le principali opere dell’artista, focalizzandone al meglio il profilo e la produzione fino alle opere recenti.
Valutazioni e commenti sull’operato: visto il percorso artistico di Vesna Faiazza, in arte Veki, non si può non notare l’eterogeneità del progetto e la capacità di espandere il proprio linguaggio tecnico-iconografico in diversi modi e direzioni, con una propensione ad aprirsi alle varie possibilità di indagine che il mondo dell’arte offre.
Secondo la mia opinione, sembra che predomini l’intento di potersi esprimere al di fuori di stilemi preconfezionati, per meglio esternare con la massima libertà espressiva la propria intima visione del mondo e le pulsioni dell’animo, spesso irrazionali. Tale forma mentis si sostanzia a prescindere dalla tematica e dal soggetto d’indagine, in un dato sentito a livello intimo ed esistenziale.
Nei paesaggi, appare la freschezza delle cromie che si appuntano non tanto ad esternare la semplice mimesi della realtà della natura, ma rendono l’intima rivisitazione di tale realtà, ove la tavolozza personale ben calibrata si rivela fortemente espressiva sulla tela. Per quanto riguarda la ritrattistica, la personalizzazione è evidentissima: qui Veki, nel definire i soggetti sul piano formale, privilegia con evidenza l’aspetto psichico interiore.
I volti delle persone ritratte, appaiono con sguardi fra il riflessivo e l’assente, come manichini ispirati a De Chirico, fanno emergere bisogni interiori ed una sofferenza di fondo, come a scandire piani metafisici del pensiero, da cui deriva un senso di inadeguatezza, solitudine ed un’inquietudine esistenziale, che è ponte di raffronto con il nostro vivere sociale, spesso ansiogeno e scarno di valori reali.
Ma Vesna Faiazza, in arte Veki, non è solo questo: non mancano nature morte, opere narrative che prendono spunto da antiche favole, come “La Bella addormentata nel bosco”, nudi ed altre forme espressive ai limiti del concettuale.
I dipinti della nostra artista si avvalgono della luce che percorre le scene fra colori caldi e freddi, giustapposti con eleganza formale. Sostiene la trama pittorica un disegno reso con tratti sensibili e disinvolti, spesso istintivi e tali da rivelare un dialogo interiore sempre presente, a volte di spessore poetico ed emotivo. Il dipinto prima abbozzato, viene poi forgiato amabilmente e con competenza. A volte predomina la corposità del colore che introduce con tale modalità a valori di forza e di carattere non solo cromatico.
La proposta artistica nel suo insieme abbraccia il sentire contemporaneo, ove il dipingere non si limita agli aspetti legati al decoro formale, ma ha funzione di esprimere importanti gradi di libertà emozionale. Questo avviene, a maggior ragione, nelle opere che trovano approdi in parte o totalmente astratti, di maggior istintività, come “Quando le strade si dividono” o “L’albero e i suoi frutti”. In queste opere emerge un vasto mondo onirico che vede la scala e l’albero elementi fondanti, quasi l’artista insegua sogni ad occhi aperti. Intrigano anche i collage, ove si attivano riflessioni sul nostro vivere e sul sociale e ove la pittura da personale si fa impegno di umana partecipazione al consesso sociale, riflettendo su diverse tematiche di attualità e mettendo in gioco i sentimenti.
L’artista guarda oltre il soggetto per carpirne le istanze profonde per vedere e far vedere ciò che a volte non sappiamo o possiamo vedere, per impreparazione o per distrazione. Emerge una visione del mondo personalizzata oltre il dato retinico resa per spaziare nel cosmo delle sensazioni, sempre con stile riconoscibile ed apprezzabile che fa di Veki artista meritevole di attenzione.
Analizziamo ora alcune opere: “Il Castello di Olbrück” (acrilico su tela cm. 70x100) è un’opera di forte impatto cromatico. Qui i colori sono decisamente quelli dell’animo, in un fluire di tinte tali da rendere il dipinto inno alla natura. Si evidenzia una voce romantica dell’artista che fa si che, di fronte a tanta bellezza del creato, si crei un senso di spiazzamento in quanto l’osservatore si sentirà inevitabilmente piccolo e soverchiato dagli elementi naturalistici, ma certamente anche appagato.
Altra opera è “Il cambio delle stagioni” (paesaggio a tecnica mista ed acrilico su tela, cm.120x160). Si tratta di un dipinto piacevole sul piano cromatico, i colori sono resi corposi e correttamente disposti. La sensazione che ne emerge è di gratificazione visivo-sensoriale, ove affiora la forza della natura, e l’orizzonte immenso soddisfa il nostro occhio che vi spazia felice. La luce percorre la scienza riscaldando il nostro animo e trasmettendoci positività.
Nel quadro intitolato “Donna rossa” (tecnica mista acrilico carboncino su tela, cm. 190x120) è il colore che prende la scena e, attraverso l’interposizione carboncino-acrilico, genera suggestioni di inadeguatezza nell’osservatore posto al cospetto dell’immota figura femminile, statuaria, ed in primo piano, dipinta priva di capo, come mero oggetto da assoggettare alla voluttà altrui. In questo porsi è implicita la protesta silenziosa, di un corpo la cui anima appare come rubata dall’ignoranza e dalla violenza, dato emblematico di questa nostra società. La stessa vestizione intima, stringata e basica, rende il corpo monumento e pone l’indice sul diritto al rispetto e a non essere soggiogato ed oppresso.
Concludendo, non mi è difficile attestare il valore della proposta, meritevole di ampio riconoscimento in quanto valoriale pei contenuti, interessante sul piano formale e dell’intelligenza creatività, certamente da legare al contemporaneo sentire.
Maria Palladino. Curatrice e critico d´arte.
L’arte di Vesna Faiazza è contraddistinta da un processo creativo perpetuamente in limite, fra la sperimentazione, tecnica e un equilibrio interno alla composizione in continuo stato di rifacimento e disgregazione.
Ciò che l’artista cerca è il movimento, un senso di instabilità che è caratteristica della vita stessa, e della natura medesima dell’essere umano, e per questo si dedica alla commistione di materiali: acrilico,olio, pastelli, anche con l’inserimento di elementi esterni, stoffe, spaghi e altre componenti materiche, e a spaziare fra i procedimenti realizzativi: pitture, disegni, monotipi, collages. Ciò le permette di conferire alle sue pitture - poiché la vibrazione rimane sempre nell’ambito della bidimensionalità,producendo uno stupore contenuto che prefigura un “oltre” - il tratto distintivo della trasformazione,dell’esteriorità come dell’interiorità, del contenuto come delle forme. Ciò è evidente nell’impressione ottica che riceviamo di essere a confronto con un genere in grado di trascorrere disinvoltamente dall’astratto al figurativo e ritorno, e vi si mescolano riferimenti arcaici, ad un Espressionismo marcatamente secessionista, al Surrealismo straniante nel dilagare di una sembianza nell’altra, alla metafisica traduzione dei corpi, che assumono le fattezze universali di impersonali manichini, ad un Espressionismo astratto che vede nel dato emozionale la sua primaria fonte d’ispirazione.Tutto ciò è evidente nell’intenzionalità, pressoché innata all’artista, di voler ritrarre la condizione umana,in un’ottica esistenzialista: soprattutto lo smascheramento e il disvelamento dell’ipocrisia e dell’inganno, di quelle fragilità in parte risibili, in parte drammatiche che rappresentano la natura dell’uomo. Quanto non viene detto, per paura, pudore, calcolo, è quanto la pittrice vuole mettere in luce, portando la luce di una pirandelliana epifania, fra le maschere che compongono il nostro vivere quotidiano.
Destrutturare e ricreare il binomio forma-colore, perciò non basta: esso deve divenire veste di un magma creativo continuamente in via di definizione. Le opere di Vesna Faiazza prendono vita autonomamente: si parte dal fondo che definisce la base, e manmano il dipinto si costruisce, sotto gli occhi della stessa artista, che osserva il lavoro svilupparsi nelle sue mani e quasi compiersi seguendo un proprio soffio vitale; il colore e la linea ne sono gli elementi costituenti: si tratta di un colore aspro, dissonante, fatto di gialli accesi, rossi, verdi chiari, blu profondi e viola,che si apre al bianco laddove questo interviene a dar forza alla lucentezza del giallo. La pittrice ama inserire inoltre delle linee o altri particolari contrastanti, soprattutto nel momento in cui l’opera appare pressoché compiuta, per comunicare la sensazione di un’esplosione imminente, un limite aldilà del quale tutto rischia di crollare, come un castello di carte che viene poi conseguentemente e ripetutamente ricostituito.
Le due opere in mostra: “La trama dei sogni. Salvezza o trappola” raffigura la necessità di una rete di salvataggio rispetto alla durezza della vita: quella dei sogni, che è sempre comunque a rischio e va periodicamente ricucita; “Camaleontico” è la capacità di essere flessibili ed adattabili di fronte agli imprevisti e alle avversità che possono presentarsi improvvisi, la resilienza che costruisce la nostra personalità, il rischio necessario all’evoluzione che si compie rimanendo se stessi.
Destrutturare e ricreare il binomio forma-colore, perciò non basta: esso deve divenire veste di un magma creativo continuamente in via di definizione. Le opere di Vesna Faiazza prendono vita autonomamente: si parte dal fondo che definisce la base, e manmano il dipinto si costruisce, sotto gli occhi della stessa artista, che osserva il lavoro svilupparsi nelle sue mani e quasi compiersi seguendo un proprio soffio vitale; il colore e la linea ne sono gli elementi costituenti: si tratta di un colore aspro, dissonante, fatto di gialli accesi, rossi, verdi chiari, blu profondi e viola,che si apre al bianco laddove questo interviene a dar forza alla lucentezza del giallo. La pittrice ama inserire inoltre delle linee o altri particolari contrastanti, soprattutto nel momento in cui l’opera appare pressoché compiuta, per comunicare la sensazione di un’esplosione imminente, un limite aldilà del quale tutto rischia di crollare, come un castello di carte che viene poi conseguentemente e ripetutamente ricostituito.
Le due opere in mostra: “La trama dei sogni. Salvezza o trappola” raffigura la necessità di una rete di salvataggio rispetto alla durezza della vita: quella dei sogni, che è sempre comunque a rischio e va periodicamente ricucita; “Camaleontico” è la capacità di essere flessibili ed adattabili di fronte agli imprevisti e alle avversità che possono presentarsi improvvisi, la resilienza che costruisce la nostra personalità, il rischio necessario all’evoluzione che si compie rimanendo se stessi.